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Salento da leggere

A proposito delle usanze degli abitanti in occasione della festa patronale

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... A Voliano la festa patronale dura tre giorni come Natale e, come Natale, è preceduta da un senso di attesa che è già festa. Tutto incomincia nei mesi precedenti. Il comitato decide il da farsi e cioè sceglie la ditta di fuochi artificiali da contattare per la sera della processione, la banda da invitare anche per la sera successiva ed il cantante da ingaggiare per la terza sera. Nel contempo vengono raccolti soldi tra i paesani da volontari, animati da spirito di devozione e buona volontà. Il clou viene, però, raggiunto nei giorni precedenti la festa, quando arrivano gli operai che illuminano il paese con ricami di luce, ancora più sontuosi di quelli che si vedono in occasione delle festività natalizie. Le vie principali vengono impreziosite con archi trionfali luminosi che conducono ad un gazebo, una piattaforma sovrastata da una cupola addobbata da luminarie che da queste parti si chiama villa, dove si esibiscono la banda invitata per l’occasione ed il cantante ingaggiato. La mattina del giorno della processione l’arrivo della banda si sente per la musica che si diffonde per le strade. Fino ad arrivare al momento topico, la processione. Questa è preceduta da una contrattazione in cui gli uomini che hanno avuto in famiglia un avvenimento che essi sentono come grazia della Santa o che intendono chiedere alla stessa una grazia per le loro famiglie offrono cifre che vanno via via aumentando, per essere tra i prescelti che reggeranno sulle spalle la statua. Alla fine di questa particolare asta parte il corteo in un ordine prestabilito. Prima ci sono le confraternite religiose. Seguono nell’ordine: il parroco; la statua sorretta dai prescelti; le autorità civili del paese; i bandisti ed infine il popolo. Il percorso è segnato da preghiere, intervallate da pezzi musicali in tradizione bandistica. Tra una preghiera e un’altra, ad avvisare che è il momento di fermarsi, è un grido che parte dal parroco ed arriva sino in fondo, passando di voce in voce: “Ave Maria”. L’esigenza di fermarsi di tanto in tanto trova la sua ragion d’essere nel mantenere ben ordinata la processione. Non ho ancora capito, però, perché non si dica semplicemente: “Fermatevi”. Non ho ancora capito neanche perché l’Amen conclusivo delle preghiere venga deformato da qualche persona più anziana in “Amme”.